Parte 1
Pretazione
Queste pagine, facendo seguito al "Libro dell'imigrante Italiano" mirano a suscitare ed armonizzare nel cuore dei nostri connazionali all'estero i dolci e santi affetti che si uniscono nel benedetto trinomio: Dio-Patria-Famiglia.
Edite dalla <Tipografia Antoniana<, esse verrano lanciate attraverso il mondo da quella mirabile Associazione Universale di Sant'Antonio, che ha inscritti e seguaci in tutto l'orbe cattolico.
All'umili e grande discepolo di francesco d'Assisi ne affido quindi la buona propaganda fra la gente nostra d'oltre monte e d'oltre mare, augurando che sull'esempio di molti valorosi e operosi coloni italiani sparsi nell'America Latina, egli sia proclamato Patrono dei nostri Emigranti.
Nessuno più di lui è degno di sì caro titolo perchè nissuno più di lui ha dirito alla riconoscenza ed all'amore dei proletari, che dalle continue grazie e dai rinnovati prodigi operati per sua intercessione ricevono, con so prannaturali favori, anche il preziosissimo dono del pane," fiore della casa gioia dei focolari" cibo quotidiano, indispensabile alla vita.
E'sotto i suoi auspici che il piissimo Sacerdote Padovano, D. Antonio Locatelli fece rivivere nella città Sua, l'anno 1886, l'Opera del Pane dei Poveri, che ora è divenuta inseparabile dal culto e dalla divozione Antoniana in ogni paese.
A Padova, ove sorge il magnifico tempio in cui il genio e la pietà di Giotto e Donatello impressero
l'orma incancellabile dell'arte e della fede, si suole designare col solo titolo di <Santo> il Taumaturgo, che rese celebre ovunque la gentile Città Veneta.
Il popolo ha ragione: per essere ricordato, Antonio non ha bisogno che si pronunzi il suo nome. Egli non è solamente Santo, ma è altresi "il Santo" per eccellenza, <il Santo di tutto il mondo> come l'ha magistralmente definito un grande Pontefice: Leone XIII.
Antonio che, nato di nobili stirpe, abdica volontariamente agli onori ed agli agi del patrizio casato, per farsi umile tra i umili, dividendo con il mendico il pane e col tapino il saio, si offre mirabilissimo esempio ai moderni Epuloni che gavazzano e tripudiano con l'oro di non sudate ricchezze, negando ai miseri Lazzari che le invocano, per fino le bricioli della mensa lussuosa.
Antonio, che visse tra la plebe, fra li indigente, i reietti, per consolarli, sovvenirli ed ammaestrarli, si presenta insigne modelo di vero modello di vero amico del popolo e di fratelanza cristiana.
Fratelanza! Ne parlano anche adesso tutti i filantropi, ma se la foggiano a modo loro, creandosi privilegi di primogenitura, esigendo la parte del maggiorasco, arrogandosi tutti i diritti ed accollando agli altri tutti i doveri.
Amicizia! Tiranni e demagoghi, desposti e tribuni ne hanno fatto volta a volta monopolio de loro utilitarismo e del loro egoismo.
Amici del popolo che, sorridendogli, più strettamente lo incatenano accecandolo con il fatuo barbaglio di false utopie, o ponendogli sugli occhi la benda delle illusione bugiarde per fargli macinare, come un vile giumento legato alla mola, il <loro> grano.
Amici del polpolo, che lo ubbriacano di menzognere promesse per farsene sgabello onde salire in alto a strozzarne la libertà.
Sullo schermo della storia passano a frotte questi istrioni della politica, questi Iscarioti, che sanno ingannare con un invito, pervertire con una blandizia, infamare con una lusinga e tradire con un bacio.
Amici dell' applauso, del comando, del voto, del potere; amici dell' oggi che aspirano a diventare padroni domani...
Questa funesta, perversa amicizia, basata sull' interesse, sulla vanità, sul mercato della coscienza che si vende e che si compra, non è, no, la bella e pura amicizia con cui Antonio ha amato sempre il popolo, d'un amore tutto sacrifizio, tutta abnegazione, tutta santità.
Amore di fretello minori che dava senza nulla mai chiedere; amore di generoso amico che ne difendeva le franchigie e ne rivendicava le prerogative, inerme ed impavido, contro il feroce oppressore Ezzelino.
Compagno fedele della turba paziente che cerca attraverso il mondo la sua via, vada, ensieme con essa, Antonio, il Santo popolare per eccellenza, fra i candidi gigli, fioritti sotto il nostro bel cielo.
E dovunque palpita e soffre un cuore italiano, dovunque braccia italiane faticano, porti con la benedizione di Dio il saluto della Patria.
Corino, 11 febbraio 1929.
Contessa Rosa di San Marco
Capo d'anno
Continua al prossimo post...
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